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Voglio raccontare, da dove nasce e il perché, di questo mio personale interessamento per l'artista Gualtiero Passani. Tutto ha inizio, dai ricordi scolastici di mia moglie. In varie circostanze,  ritornando con la memoria agli anni del suo magistrale, mi ha parlato sovente di un professore di disegno (Passani appunto), amante del bello, brillante nel comportamento e geniale nella sua materia. Parlava di un docente che con tratto deciso e ispirato, risolveva con facile autorevolezza qualunque problema, con pochi tocchi di matita o colore, riusciva a dare un senso alla mediocrità di una prova scolastica.


La vita, prodiga di sorprese, ha fatto sì che un giorno, il professore tanto decantato da mia moglie entrasse nella mia esposizione di Guamo in compagnia della gentile signora con l'intenzione di visitarla. La presenza di mia moglie, la sorpresa per il gradito incontro e le dovute presentazioni, hanno dato seguito ad una cordiale conversazione. Ci sono stati altri incontri, dove l'arte è stato l'argomento. Conversazioni interessanti e stimolanti, sul suo percorso artistico che io potevo solo immaginare dalle sue parole.


Segue l'invito del Passani a visitare la loro casa-studio, nel desiderio di approfondire la reciproca conoscenza e vedere i quadri a voce descritti.  Non è retorico affermare che, ogni volta che questo accade, la prima sensazione è quella di profanare una zona protetta, non sai mai quello che trovi e devi controllare reazioni e giudizi. E' importante, in questi casi, prima metabolizzare quello che si vede e non esprimere pensiero prima di avere minimamente capito. In tanti anni di studio e personale ricerca nel campo artistico, ho avuto modo di incontrare molti pittori di vario genere e tendenza, italiani e stranieri. Le immancabili e svariate delusioni che a volte ne sono seguite, mi hanno messo in guardia da facili entusiasmi e valutazioni che si sono poi dimostrate deludenti.


Quando incontro un artista a me sconosciuto, all'inizio non sono interessato a sapere quante personali, riconoscimenti, giudizi di altri e di quante e quali testate giornalistiche si sono interessate alla sua pittura, a me interessa la genuinità o meno “dell'uomo artista”.


Dopo aver incontrato varie volte Passani, ho sentito forte il desiderio di capire, conoscere e comprendere, la motivazione di una produzione così complessa e variegata. Quando la presunzione ti fa ritenere di avere una buona infarinatura sull’arte in generale, incontrando artisti come Gualtiero Passani, capisci che è ancora troppo quello che c'è da imparare. Ed è con questo spirito, facendomi sentire in parte inadeguato e insufficiente, che mi accingo a dare una mia personalissima lettura di un percorso artistico complesso.


E' evidente da una prima analisi, riscontrare che l'artista si è sempre sentito attratto emozionalmente e incuriosito dagli umani nelle loro naturali debolezze e vanità. Il derelitto, il pazzo, il sacerdote, il militare, l'uomo di spettacolo, la suora, la signora, la ballerina, il guardone, la prostituta, un vasto campionario di soggetti ed una personalissima analisi sulla vita e la vicenda umana di ciascuno.  Sia si tratti di pittura ad olio fortemente cromatica, disegno a matita, usando la tecnica dell'acquarello o il collage, i risultati sono sempre espressivi di uno stato d’animo intenso, esuberante o malinconico ma sempre fortemente partecipe della condizione sociale e psicologica del soggetto.


La pazzia non è vista come “autodistruzione”, bensì, paradossalmente, come stato voluto. Ironico, sottile compiacimento ad una condizione che permette una libera e completa operatività. Posizione non supina ma di sfida al circostante, annoiata da una libertà compressa in un perbenismo di facciata che fuoriuscendo dagli schemi, può diventare a volte grottesca, esagerata esibizione o forte concitazione. Nonostante la forte e realistica rappresentazione, l'osservazione di queste opere non alimenta pessimismo sul risultato della condizione raffigurata, ma paradossalmente speranza. Auspicio che possa generare, una anche se pur piccola, positività, una speranza, volutamente cercata e che non abbandona mai il soggetto. Non sappiamo se è volontà del pittore portare il malcapitato sull'orlo del pozzo, certamente non lo spinge, forse il suo intendimento è di capire quanto sia “libera” la sua mente, alla fine non gli preclude mai la possibilità di emergere ridandogli la sua dignità di uomo.


Offrendogli la più classica delle tentazioni, mette il prelato nella consapevolezza della possibile colpa, che la veste sacrale accentua. Si ha la sensazione che lo assolva, o giustifichi, ritraendolo meschino e pieno di contraddizioni. Uomo normale in fondo, dove l'eventuale peccato è frutto della sua fragilità. Guardandosi bene dal giudicare, non raffigura mai “l'atto colpevole” nella sua pienezza. Si può al limite intuire, ma l'artista non crea mai la prova che potrebbe condannare il soggetto. Nella sua pittura c’è sempre una possibilità, una chance, un alibi e una via di uscita. Ogni situazione si può rigenerare, lo storpio può anche sperare di correre, il mentecatto può aspirare (qualora lo volesse) ad un normale stato mentale, una condizione di indigenza può risolversi, il prete diventare un buon pastore e la prostituta redimersi.


A volte la povertà di mezzi artistici utilizzati è una scelta. In questi casi, la scabra pittura diviene essenzialità e la sobrietà esalta l'animalesco istinto. Rubare e raffigurare gli atti e le emozionali esternazioni dei comuni mortali è un'esigenza primaria. Non il noioso ritratto del soggetto in posa, bensì la ricerca spasmodica dell'essenza di ciascuno. Si dice (ed è sicuramente vero) che Tiziano con i suoi ritratti “rubasse l'anima al soggetto”, dai quadri di Passani si ricava la sensazione che buona parte dell'interiore di quanti sono raffigurati, sia rimasta “indelebilmente” imprigionato fra i colori dei vari dipinti.


Il soggetto femminile è prioritario nella sua pittura e fonte costante d'ispirazione. L'umana passionalità, espressa in molti dipinti, sembra confermare la teoria dell'etologo Desmond Morris, questi sostiene: “organi carnosi appaiati, di forma emisferica (natiche, seni, labbra carnose), costituiscono per l'osservatore un richiamo sensuale e un forte polo di attrazione”. Essendo quella di Passani arte viva, priva di inibizioni (anche culturali), questa non può prescindere da ogni tipo di emozionalità interiore, pertanto si deve esprimere in modo diretto, come l'istinto e la creatività lo richiede. Frammenti di corpi, a volte languidi nella loro morbidezza, a volte inquietanti nello spigolato di certe forme prominenti, la donna emerge sempre e comunque. Ogni parte anatomica esibita, corpi morbidi e carnosi dal colore rosato, gambe che sovente terminano con tacchi a spillo, diventano lirica rappresentazione di una tensione vitale. A questo gioco, che fa della seduzione l'elemento trainante, ne rimane coinvolta anche l'immagine della suora, la pelle che mostra, in virtù dell'abito ecclesiastico che lo comprime, sembra inviare messaggi amplificati di una femminilità che la costrizione non permette di esternare. Il vibrare di questi corpi, lascia intuire molte possibilità di sviluppo nell'andamento delle cose, che l’artista, con un inaspettato pudore, si guarda bene dal descrivere nella sua completezza.


Il quadro molto spesso risulta un rebus, una sfida intellettuale. E' come se l'artista dipingendolo si limitasse ad aprire il sipario di un ipotetico teatro, sistemare i personaggi, ognuno nella sua posizione giustificativa, aspettare che questi facciano quello che l'istinto, la natura di ciascuno e l'indole, li portano a compiere. Suggerisce con colori ed ombre le varie possibilità, non determina mai la compiutezza gestuale del soggetto, sembra quasi voler concedere ad ognuno più possibilità di manovra, e soprattutto, nella più difficile delle circostanze, dare loro una speranza.


E' risaputo che l'arte è un dono di pochi, ad essa si arriva soltanto quando un artista la sente come una vocazione. Passani ha scelto di esprimere la sua essenza dipingendo, lasciando alla traccia e al colore, il compito di descrivere il suo io, anche il più intimo e recondito. L'arte è una forza che deve nascere dall'interiore, una febbre che brucia; e quando si sente questo impulso ad esprimere, si deve farlo in qualsiasi ora del giorno, di notte, da sano o da malato.


Lo studio dell'artista (al primo piano dell'abitazione), dove Passani si isola dal circostante. Piccolo, con finestre bloccate da tele e colori, impossibili da aprire. Quando inizia a dipingere, tutto il mondo, tutto l'emozionale comincia a roteare, vibrare, rimanendo fuori dai quei quattro muri che miracolosamente dilatano. Tutto il vissuto, rievocandolo con la forza della mente prende spazio, movimento e colore. I pagliacci gesticolano goffamente con le loro maschere grottesche, i ballerini roteano le compagne. Le stesse, con le loro movenze mostrano la carne morbida e desiderabile. Si passa dal mago, al fumatore di pipa, dall'osservatore partecipe al gruppo dei diseredati, che malinconicamente si tengono in disparte. C'è l'autorità del generale tronfio nella sua uniforme, c'è il prelato autorevole con l'abito vescovile, il prete tapino, la suora che accenna qualche passo di danza prima di ricomporsi. C'è anche il gruppo delle ballerine discinte con gli immancabili tacchi a spillo, mostrano le loro grazie, ad osservatori compiaciuti.


In questa stanza diventata enorme, trovano spazio anche una moltitudine di personaggi strani, non si definiscono più “pazzi”, molto più elegantemente “malati di mente”. Qualcuno inizia ad urlare, un altro privo della biancheria intima non trova di meglio da fare che urinare sul pavimento. Ci sono i letti che riportano alla mente uno strano pittore di nome Vincent (da alcuni contemporanei considerato pazzo), che per invitare l'amico spocchioso, al fine di invogliarlo a venire, ritraeva e gli inviava il disegno della cameretta dove aveva intenzione di ospitarlo.


C'è un disordine che odora di vita, manca il tempo per raccogliere il vetro che si è rotto, l'ispirazione non può attendere. Il Signore voglia che nessuno bussi alla porta, che il fuori si dimentichi di lui, non deve essere disturbato. Come potrebbe volare dovendosi preoccupare di rispondere al telefono? Una interruzione sarebbe una catastrofe, il filo di cotone del telaio è resistente ma anche fragile, vibra, si lascia torcere e tirare ma, se si spezza, niente è più come prima. Il nodo per ripartire toglie continuità e distrugge il volo.


Arriva il momento che i doveri della vita impongono di staccare, a malincuore vengono riposti i colori e lavati i pennelli, importante è renderli facilmente disponibili, il bisogno di riaprire quel mondo ritorna presto. Come con un'amante “passionale” e desiderata, non ci deve essere troppa biancheria da togliere per assaporare il piacere del contatto.


L'arte espressa non può prescindere da una qualche ricerca di consenso , non si può dire che Passani non abbia avuto premi o riconoscimenti, sono stati numerosi e  di notevole importanza,  questo però non colma  la vita artistica di un pittore. Egli si guarda intorno e comprende che il “mercato dell'arte” è fatto molto spesso di  “opportuni” aggiustamenti, ricerca di contatti “utili”, realizzazioni che “turandosi il naso” possano entrare nelle grazie del compratore. Piegarsi di qualche grado per soddisfare il desiderio di questo o di quel gallerista che, tronfio del suo successo economico o di una pseudo cultura da bottegaio, pretende di indicare ed orientare il tipo di pittura che l'artista deve eseguire.


Forse nella sua vita Gualtiero Passani qualche tentazione l'avrà anche avuta, certamente ha saputo ravvedersi per tempo, non si è mai prostituito al facile mercato. Questa scelta può averlo penalizzato dal punto di vista economico ma certamente gli ha permesso di operare in totale libertà.

Ha incontrato autorevoli e celebrati artisti del '900, ha avuto l'opportunità di conoscere fra gli altri Picasso, ma lo ha solo sfiorato, non ha gareggiato per frequentare i “salotti culturali” che contano, non ha unto le ruote dei critici. Anche dopo il suo trasferimento a Lucca, avvenuto alla fine degli anni 70', ha mantenuto una sua linea indipendente e personale, molto più variegata e per certi versi innovativa,  rispetto all'orientamento dei pittori, (per così dire) di provincia. Dopo pochi anni da questo trasferimento, nasce da parte di Passani l'esigenza e quindi la decisione di continuare a dipingere privatamente, senza più partecipare a personali o collettive.


In questi primi 87 anni di vita, ha dedicato ogni momento possibile del suo tempo alla pittura.   Non si è fossilizzato in un unico solco pittorico, facilmente riconoscibile, ha sviluppato una tale poliedricità di stili, da renderlo assolutamente inclassificabile. Si può parlare di inizi, evoluzioni e rielaborazioni, modificazioni totali, schemi liberi, correnti mai sposate totalmente, ma sempre e comunque, fuori dagli schemi o indirizzi artistici, dalle “tendenze” nei vari anni succedute. Il non bisogno di vendere il quadro a tutti i costi, gli ha permesso da sempre, libertà operativa, fuori dalle immancabili imposizioni del mercato.


Gualtiero Passani è forte anche di una adeguata e completa preparazione scolastica, con impegno, dedizione e passione, consegue la piena maestria nel disegno, conquistando un virtuosismo fra i più rari e anche più pericolosi; il tratto è d'una sicurezza sorprendente: non si avverte la minima incertezza. Altri al suo posto vi avrebbero insistito, facendone tesoro; ma Passani ha ricevuto dalla natura ben altri doni che quello di disegnare alla perfezione, ha ricevuto facoltà proporzionate alle ambizioni, e, fin dall'inizio, ha una precisa coscienza di se stesso. Comunque si voglia considerare il suo operato, lo si trova sempre in un continuo cammino verso la visione interiore, congiunto alla consapevolezza di non aver mai realizzato a pieno ciò che sentiva: sovrumana ambizione, che lo lascia (e questa è una sua forza), eternamente insoddisfatto e fa che si orienti verso direzioni sempre nuove. Uno stare sempre sotto esame con se stesso, nella ricerca della massima espressione individuale. Nonostante questa sua profonda ricerca, non ha mai chiuso la mente alle esperienze di altri pittori “contemporanei” meritevoli di considerazione.


Da una analisi delle opere da lui realizzate, si potrebbero trovare inevitabili affinità con altri importanti artisti del '900. Alcuni critici, nel primo periodo associarono il nome del Passani, a quello di Lorenzo Viani (1882-1936)”.

Se pure ritroviamo nelle opere di entrambi gli artisti, un'espressa malinconia nel tratto chiaroscurale di certe figure,  nelle opere di Viani, esiste una costante ossessione liricamente espressa della morte,  in  Passani invece; anche la più intensa malinconia, la palpabile sensazione di povertà che può emanare il soggetto, risulta avere una possibilità di redenzione. Tutta una umanità affranta, sulla quale si direbbe che Passani getti uno sguardo impregnato di cristiana pietà. Ed è così. Passani è cristiano ed ha pietà. Quello che gli sta a cuore è qualche cosa di contraddittorio e di lontano dalla partecipazione sentimentale: esprime il minimo di vitalità, propria della miseria e della fame, con il massimo di vitalità propria dell'arte. Così gli atteggiamenti di queste figure dolenti sono sempre studiati, eleganti, compiaciuti, accarezzati, stilizzati. Siamo nel “pietismo”, non nella pietà; Passani ha affidato l'espressione del dolore non solo al volto, sede della psicologia che ne è il testimone sincero e involontario, ma anche all'atteggiamento del corpo, che non può non avere qualche cosa di studiato e di recitato. I personaggi di Passani, in altri termini, più che essere addolorati, interpretano il dolore, non c'è mai una via senza ritorno, questo può valere, sia nel caso di malattia, peccato o pazzia.


Ha evitato la noia di ritrarre realisticamente in pittura il paesaggio, il ritratto e la scena. Figlio della cultura impressionista Francese, ha approfondito lo studio dei colori e della luce che modifica continuamente l'aspetto delle cose e della natura. Il colore, con pennellate di luce e riflessi cromatici, in una serie di macchie e di tocchi, che, osservati da una certa distanza, suggeriscono nelle opere di Passani i movimenti e le vibrazioni dell'atmosfera. Alcuni tagli fotografici nei quadri, suggeriscono inquadrature particolarissime; dall'alto, dal basso, in diagonale, alludono alla continuazione della scena, oltre i confini del dipinto. Ad esempio nel soggetto della “donna in tinozza”, varie volte proposto con angolazioni diverse; il taglio fotografico, permette all'osservatore di cogliere appieno, l'intimità della scena.


Ma Passani è artista troppo estroso per incanalarsi in un unico genere. L'acquerello, come gestualità emozionale, frutto anche della preparazione accademica avuta in gioventù, spesso si ripropone nella sua produzione artistica. Non si tratta però di un acquerello descrittivo, bensì reso estremamente essenziale alla finalità poetica che vuole raggiungere. La malinconia di un approdo a Venezia, dove la laguna e le gondole sono appena accennate; case, come figure umane, con delicate pennellate, lasciano traccia, del loro esistere. Uomini, donne, bambini che calcando la scena nel gioco dei colori e delle ombre, descrivono chiaramente stato d'animo e condizione.


Visionando e soffermando l'occhio sulle varie date di esecuzione, scopri su un dipinto vergato 1957, un nudo femminile, dalla solida impostazione plastica. La qualità coloristica del quadro e la luce che lo pervade, sono di ascendenza Spadiniana. In quest'opera come in altre su questo tema, il colore è caratterizzato da un'interna assimilazione della luce; sicché la materia cromatica, appare risolta in vibrazioni, con una fragranza di sapore post-impressionista. Sposti gli occhi da un'altra parte e trovi delle opere, che sembrano, per assonanza stilistica, uscite dall'atelier di Georges Braque, altre, da quello di Juan Gris. Sono queste, pannelli di materiale povero; dove   il finto legno, pezzi di legno vero ed altri elementi di uso quotidiano, vengono utilizzati con estrema fantasia. Sono si elementi semplici, ma rivisitati dalla mente e giustificati nello spazio, vengono assunti a ruolo primario. Capita di trovare una striscia verticale in legno, un righello, un centimetro, una chiave, inseriti in una struttura disegnata a colore o carboncino, dove rimangono, un certo numero di allusioni realistiche, sottolineate da aree ombreggiate. Altre volte è l'oggetto stesso che determina il soggetto del quadro; come nel caso di un pennello a rappresentare il gambo, il tappo di un barattolo la corolla, un frammento non ben identificato la foglia, in tutto al formare un fiore, orgoglioso della locazione che gli è stata offerta.


Il Passani periodicamente si è ritrovato a realizzare una serie suggestiva di collage, la maggior parte dei quali strettamente collegati al lavoro pittorico; in queste opere, estremamente variegate, colpisce la ricerca accurata del bilanciamento cromatico. Prediligendo colori caldi e intensi, crea delle fantasmagoriche e suggestive interpretazioni dello spazio; in questo caso, il colore può venire inteso anche come fenomeno, pura presenza, gioco di macchie in armonia fra loro. Con l'inserimento di frammenti rappresentativi di parti anatomiche, disarticola la figura, rimuovendola da una noiosa staticità. Dona ai vari soggetti improbabili (e per questo affascinanti), movenze surreali. Rende grottesco il generale nella sua uniforme carica di medaglie. Grazie ad una bocca carnosa, posta verticalmente, aggiunge sensualità al corpo scomposto di una donna. Uomini come marionette, oggetti d'uso comune che acquistano vitalità ed espressione.


Passani è animato dal bisogno psicologico di seguire il proprio istinto, concepire la pittura come una trascrizione fedele dell'emozione. L'artista si incanta davanti al lusso degli interni, dove le presenze umane sono sopraffatte dall'impasto cromatico, impressionante nel suo parossismo quasi violento. Il suo lavoro è come una reazione immediata ad un dato esteriore, in grado di reagire con il proprio vissuto interiore. Questo, non vuol dire che in Passani manchi la mediazione culturale; appare anzi ricca di spunti, consapevole e ampiamente orientata, tutto avviene sulla base di una preventiva e spontanea immedesimazione psicologica. Nel caso di questo artista; l'impeto sorgivo, indiscutibile, ha modo di confrontarsi con una ricca serie di riferimenti culturali, in specie nordici.


Nella produzione dell'artista, vi sono alcuni paesaggi austeri e densi, in ocra e verde-bruno, senza orizzonte, ridotti alla struttura essenziale, dove l'architettura cubica delle case, contrasta con il verde dipinto, secondo la tecnica del “passage” di Cézanne. In altri, i paesaggi, risultano di grande potenza per semplificazione e schematizzazione geometrica, la monumentalità frontale dei volumi e la prospettiva ininterrotta, li avvicinano stilisticamente ai paesaggi dipinti da Braque a l'Estaque.

Non credo ti togliere niente all'arte di Passani, asserendo che in alcune opere dello stesso, aleggia lo spirito di Cézanne. Questi, viene considerato l'ispiratore di molti importanti artisti del primo '900, fra cui Picasso in Francia, Ardengo Soffici in Italia e molti altri che hanno attinto, alla sua originale e innovativa pittura.


Egli trae conferma alla sua idea della pittura come opera autosufficiente, in questo senso, non senza contatti con quelle avanguardie, lontano dalle quali si è sempre mosso.  Una pittura sostenuta, sì, da una risonanza interiore di fronte a qualcosa di visto oggettivamente, ma condotta poi entro percorsi indipendenti, costruiti sulla base di una materia-colore; che talvolta, sembra volersi fare scultura, tanto è sovrabbondante, e che comunque, in molte opere spadroneggia, non senza concedersi a qualche autocompiacimento stilistico.  Approda ad una visione meditativa e raccolta; sembra fatta per spiazzare  l' osservatore, smentire i luoghi comuni di fronte a tanta esuberanza.


Le opere  si prestano poco ad essere collocate cronologicamente, tanto sono indipendenti e libere nella loro espressione. Non c'è un prima o un dopo, il rinnovamento costante, secondo sistemi originalissimi è un fatto perseguito consapevolmente dall'artista. Senza che la cosa debba passare attraverso rotture, prese di distanza, opposizioni insanabili. Anzi, il dialogo con altre forme della cultura artistica, soggiace in permanenza al discorso del pittore; il quale da tale patrimonio attinge continuamente ispirazione, conforto, coraggio per andare oltre, perseguendo nei suoi esperimenti e nella sua ricerca di sempre, nuove espressioni artistiche.


Lascia stupefatti, nelle opere di questi ultimi anni, la forte impronta cromatica che riesce a dare hai suoi lavori. Con una facilità creativa incredibile, rielabora a distanza soggetti di sapore impressionista, che aveva già considerato negli anni 60/70, riuscendo a modulare l'emozione creativa, in modo raffinato e maturo. Gli oggetti riprodotti in alcuni quadri lo seguono fino a quando gli piace, per poi ritornare ad essere deformati, e ricostruiti senza che perdano nulla della loro forza... si potrebbe definire, per certi versi e diventare suo malgrado, un incantatore di oggetti. Utilizzandoli e condividendoli ad un fine che solo il suo intellettualismo creativo decide.


Osservando varie opere del periodo attuale, si ha la sensazione, (seppure nel turbinio creativo di sempre nuove emozioni espresse), di trovarsi in un periodo positivo nella vita dell'artista, priva di grandi preoccupazioni, di pensieri oscuri, di difficoltà finanziarie. Alcune sue realizzazioni di sapore cubista arricchite a volte da strutture vagamente metafisiche, sono passate dal mentale al visivo. E' diventata una pittura totalmente consapevole, matura, e seppur riassuntiva di un passato artistico molto ricco, sembra abbisognare di nuovi riferimenti.  La scena rappresentata, si arricchisce di volumi architettonici di ampio respiro prospettico e i vari soggetti inseriti, trovano giustificata locazione. L'arte di Passani, nonostante le tante primavere, si mantiene estremamente giovane. Egli, dotato di un acuto spirito d'osservazione; riesce a cavare bellezze perfino dall'orribile, e le annota con la sobrietà di colui che dipinge perché vede, e non perché sa fare nasi di maniera.


Le immancabili prove della vita, non ultima la perdita della cara moglie (figura determinante al suo fianco per innumerevoli anni), non sono riuscite a minare la passione e il forte desiderio di continuare nel suo percorso artistico che non ha mai conosciuto interruzioni. L'aspirazione, mai sopita in tanti anni di costante impegno, rimane quella di riuscire a realizzare l'opera più bella, la più interiore e completa, mai fatta prima.

La Pittura come poetica espressione di una vita dedicata all’arte.

Lorenzo Pacinihttp://www.lorenzopaciniarredamenti.com